Mentre i francesi continuano i loro lavori di scavo per realizzare il sistema di trincee necessario a posizionare i cannoni per il bombardamento della Cittadella, a Torino si continuano i preparativi per la resistenza.

Il 28 maggio 1706, il governatore di Torino ordina ai muratori e ai falegnami della città di mettersi a disposizione per l’assedio. Ecco cosa dice il manifesto:

“Essendo necessario nelle presenti congiunture l’haver la maggior quantità possibile de’ capimastri, mastri da muro e mastri da bosco per il regio servitio […] commandiamo di doversi consignare in quanto alli capomastri e mastri da muro la sera della domenica trenta del corrente mese di maggio, et i mastri da bosco lunedì sera ultimo del corrente sudetto maggio, all’officio del signor auditore et intendente generale della artiglieria La Riviera…”

Coloro che cercheranno di sottrarsi a questa sorta di arruolamento verranno puniti con una multa di 25 scudi d’oro (una cifra enorme per un piccolo artigiano dell’epoca) e con il bando perpetuo dal Ducato di Savoia. Non è tutto: coloro che cercheranno di fuggire da Torino dopo l’esposizione del manifesto, oppure coloro che “si trovaranno fuori della città e longi un tiro di schioppo da travagli“, subiranno la punizione di tre tratti di corda.

Per intenderci, quella dei tratti di corda è una delle torture più diffuse e dolorose dell’epoca: la vittima viene legata con le mani dietro la schiena e issata con una carrucola e un’altra corda fatta passare tra le braccia, in modo che tutto il peso del corpo gravi sulla giuntura delle spalle. Il “tratto di corda” avviene quando la corda a cui è legato il prigioniero viene lasciata andare di colpo, facendo precipitare, e altrettanto di colpo bloccata… provocando slogature e dolori atroci. L’illustrazione è tratta dalla Constitutio Criminalis Theresiana, un vero e proprio trattato sulla tortura pubblicato a Vienna nel 1769.

Il fatto che il governatore di Torino minacci un provvedimento così severo la dice lunga sull’importanza rivestita dai “mastri da muro e da bosco”, ossia muratori, falegnami e carpentieri, per le strategie difensive. Si prevede infatti di riparare i danni fatti dai cannoni nemici seduta stante o quasi… finché sarà possibile.

 

Nel 1706 il governatore di Torino è uno degli uomini di maggiore fiducia del Duca di Savoia: il marchese Angelo Carlo Maurizio Isnardi di Caraglio. Si tratta del tipico esempio di aristocrazia sabauda settecentesca, caratterizzata da fierezza, lealtà e dedizione assoluta al sovrano. Inizia la sua carriera militare giovanissimo, appena ventenne, combattendo nella sanguinosa battaglia di Marsaglia del 1693. In pochi anni diventa capitano delle guardie del corpo, poi luogotenente generale poi, nel 1697, governatore generale di Nizza dove ben si comporta durante la difesa della città nel 1705. Tornato a Torino, il marchese viene nominato governatore con l’incarico di preparare la città ad affrontare l’assedio. Tra i suoi provvedimenti, oltre al reclutamento delle maestranze operaie, scopriremo l’ordine di togliere il selciato dalle strade della città vecchia per limitare i danni delle bombe, poi quello di porre vedette sui campanili per osservare i movimenti nemici e segnalare i principi d’incendio, nonché l’organizzazione di squadre di civili per intervenire a spegnere gli incendi stessi.

L’immagine in testa al post raffigura proprio il marchese di Caraglio, da un ritratto esposto a Palazzo Madama.