All’una del pomeriggio i francesi, rafforzati da nuove squadre di granatieri condotte a Torino dal Duca d’Orleans (quindi freschi e riposati) fanno un altro tentativo di assalto alla mezzaluna di soccorso e alle due controguardie dei bastioni laterali. Lo fa con numeri imponenti (40 compagnie di granatieri e 15 reggimenti di fanteria) ma non paragonabili con quelli della notte di San Secondo. Anche se al principio riescono a respingere i difensori dalle loro postazioni, ne vengono presto ricacciati.

Un’altra mina fatta brillare dai minatori sabaudi fa saltare in aria una batteria di tre pezzi, uno dei quali rotola nel fossato. Festanti, i soldati torinesi recuperano il cannone e lo portano come trofeo davanti al palazzo in cui alloggia il conte Von Daun (palazzo Graneri, oggi sede del Circolo dei Lettori).

La sortita dei nostri granatieri è vittoriosa, ma non senza perdite. In particolare cade il conte di Ligneville, figlio del marchese di Caraglio, che in altri passi delle cronache è stato citato come uno dei più valorosi condottieri impegnati nella difesa della città.

Durante questo assalto capita un episodio che desta qualche sorriso. Quattrocento cittadini torinesi, armati alla bell’e meglio, si presenta davanti alla Cittadella insistendo vivacemente per partecipare a loro volta all’azione e dare il loro contributo alla difesa della città. Lo stesso von Daun va a parlare con loro, convincendoli a tornare nelle loro case dopo aver lodato il loro zelo e assicurandoli che, se si fosse presentata la necessità, li avrebbe senz’altro contattati. E’ la versione settecentesca del ben noto motto: “vada, vada, le faremo sapere”.

Non è l’unico episodio “divertente” riferito dalle cronache. Proprio al 31 agosto si attribuisce un aneddoto che richiama gli odierni sfottò tra le tifoserie di due squadri rivali dalle curve di uno stadio. Già il Solaro della Margarita, nella sua cronaca, riferisce che: “I nemici vedendo che un mare di fiamme ci separa da loro sono sorpresi di questo orribile stratagemma. I nostri soldati, contenti della confusione e della rabbia degli assedianti, si prendono gioco di loro e uniscono volentieri le beffe alle ingiurie, che solgono scambiarsi in simili incontri: venite, gridano ad alta voce, venite a ballare al suono dei nostri oboi, ecco delle stanze ben illuminate”. 

Sembra invece che la notte tra il 31 agosto e il 1 settembre siano state ritrovate alcune lanterne accese abbandonate dai Francesi in uno dei fossato conquistati e poi subito persi nelle concitate azioni di guerra di questi giorni. Il ritrovamento suggerisce una burla ad alcuni ufficiali piemontesi: utilizzare le note e alcune parole di una canzone dedicata al conte De Buisson, padre del Duca della Feuillade, in occasione dell’inaugurazione della statua da lui fatta erigere per Re Sole. Alcune parole vengono cambiate nel rispetto della metrica e adattate alla situazione.

Ecco come ce lo racconta uno degli anonimi cronisti: “Alli due versi già cantati da un francese sopra la statua di Luigi Regnante, eretta nella Piazza della Vittoria in Parigi dal conte de Buisson, padre del Duca della Feuillade, ed illuminata nella notte con tre lanterne, cioè:

… D’Aubusson… tu nous bernes/De mettre le Soleil parmi des lanternes… (D’Aubusson… tu ci burli mettendo il sole tra le lanterne)

si cantarono con l’istesso metro i seguenti versi, indi lanciati e sparsi nelle trincere loro:

M.d’Aubusson, je crois que tu nois bernes/De prendere la demilune avec des lanternes (Monsieur d’Aubusson, io credo che ci burli di prendere la Mezzaluna con delle lanterne)

ll morale dei francesi è molto basso, e viene alla luce tutta la fragilità della linea di comando. Il maresciallo Marsin (quello che è stato sconfitto, no, demolito a Hochstadt dal Principe Eugenio, dandosela a gambe, e che per non essere troppo scontentato è stato nominato consulente militare della campagna in Italia), scrive al ministro Chamillart per difendere il capo degli ingegneri militari, suo protetto.

“il povero monsieur Tardif, che conduce questo assedio, e che io conosco da molto tempo avendo servito sotto di me, è un uomo buono e coraggioso, ma non è sufficiente per una tale impresa, ed egli è più carico di quanto possa portare, senza contare che non c’è unione tra lui e gli ingegneri a lui sottoposti. […[ Si è più o meno nella stessa situazione riguardo gli ufficiali di artiglieria. Il signor duca di La Feuillade non era soddisfatto di monsieur d’Houville, che ne era il cao, e che è stato ucciso alcuni giorni fa; il signore di Chatelou, che gli era successo e del quale pareva più contento, fu trovato ieri mattina, nel suo letto, morto d’apoplessia; il cavaliere di Saint Périer, che è attualmente al suo posto, è un ottimo soggetto, ma è rimasto solo”.

Tra i comandanti di Re Sole funziona così. Non si cercano cause o rimedi, ma soltanto giustificazioni e possibilmente colpevoli su cui scaricare le colpe. E non è ancora finita.

Dalle mura di Torino si intuiscono i movimenti dei francesi sulla collina. Si stanno fortificando. E dalla cima di Superga, la notte, si accendono dei fuochi. La popolazione si chiede se sia un qualche genere di segnale. E spera..

L’immagine in testa al post, recuperata da Pinterest, raffigura una postazione d’artiglieria.