In questo post dello scorso anno avevo già fatto il giochino di associare un viso a ciascuno dei personaggi principali della mia saga.

Come già avevo specificato allora, nei miei libri cerco sempre di raccontare i personaggi senza indugiare troppo sul loro aspetto, per lasciare al lettore la libertà e il piacere di immaginarli come preferisce. Per me, tuttavia, è importante dare loro un volto, perché mi aiuta a interiorizzare altre caratteristiche non fisiche che voglio trasmettere nella storia e che trovo nella persona o nei ruoli interpretati da quella persona che mi “presta il viso”.

Lo scorso anno ho mostrato come immagino i personaggi principali e molti di quelli secondari apparsi nei primi due libri. Ora vorrei chiudere il cerchio con quelli che assumono un ruolo rilevante nella Città dei Santi. Che non sono tantissimi, ma hanno tutti decisamente il loro perché.

Cominciamo con Tampardù, il capo della malavita di Borgo Dora.

Feroce, efferato, senza scrupoli, eppure con un viso angelico in cui spiccano occhi chiarissimi. Sembra più giovane della sua età (è più o meno coetaneo di Gustìn) ed è capace di scelte imprevedibili.

Mentre scrivevo di lui avevo ben chiaro il modello di riferimento: l’attore Cillian Murphy, che avevo visto nei panni del criminale in “Batman Begins” e in quelli dell’incorruttibile poliziotto antagonista dell’eroe nel fantascientifico “In time”

Solo in un secondo tempo ho scoperto che Murphy recita un ruolo non tanto diverso da Tampardù nella serie “Peaky Blinders”: una conferma del fatto che è perfetto per la parte.

Amedeo, il leader dei Cavalcanti di Torino, deve invece la sua ispirazione a due figure, una reale e una storica. 

Fierezza e orgoglio, idealismo portato agli estremi e anche alle estreme conseguenze. In battaglia, una macchina per uccidere. Questo per me è Amedeo.

Ecco dunque Kiefer Sutherland nei panni di Athos dei Tre Moschettieri.

Athos è un personaggio dal passato misterioso, riflessivo, un po’ filosofo, con un gran senso dell’onore. Dumas dice di lui “non è il nome di un uomo, ma di una montagna“. E Amedeo nella Città dei Santi è anche questo, una montagna contro cui si infrangono i nemici durante la battaglia di San Secondo. Kiefer Sutherland si è poi fatto conoscere per altri ruoli di uomo d’azione, primo tra tutti l’agente Bauer nella serie TV “24”.

Il personaggio storico che mi ha ispirato (prestando anche il proprio nome) è Amedeo VI di Savoia, il Conte Verde. Cavaliere valoroso, abile condottiero e stratega, rispettato diplomatico, visse nel XIV secolo condizionandone gli eventi politici e militari. Leggendo la sua biografia vi ho trovato i tratti del nobile paladino dei romanzi cortesi. Amedeo VI fu anche uno dei primi della sua epoca a capire l’importanza della comunicazione. Ai tornei e nelle cerimonie ufficiali si presentava sempre con abiti, armature e vessilli di colore verde, in modo da essere facilmente riconoscibile. Da qui il nome “Conte Verde”. Una particolarità, quella dei colori dei vestiti, che ho trasmesso anche al personaggio della Città dei Santi.

Emilio, il “lacché” di Maria Corona che si rivela più compiutamente in questo capitolo finale, ha un viso rotondo con le labbra piene e l’espressione vagamente stolida.

Mentre scrivevo di lui, avevo in mente Luis Guzman nella sua interpretazione di Bertuccio nel film “Montecristo”.

Per ovvie ragioni, non c’è nessuna immagine che possa rendere giustizia a come immagino il Drago.

La fonte di ispirazione qui è data dalle evidenze archeologiche dell’esistenza dei cosiddetti “Sacerdoti serpente”.

Il ritrovamento in alcuni siti archeologici egizi e mesopotamici di crani dalla forma molto allungata posteriormente (denominati “dolicocefali”) ha fatto ipotizzare l’esistenza di un ceppo razziale diverso dagli altri nella stessa epoca e negli stessi luoghi, presumibilmente frutto di una malformazione genetica trasmessa all’interno dello stesso gruppo di individui.


Il fatto che il ritrovamento sia avvenuto in antichi luoghi di culto associa questa caratteristica alla stirpe dei “sacerdoti serpente”.

Si ipotizza che la fonte della malformazione fosse dovuta non solo a tare genetiche, ma anche allo stiramento dei lineamenti e dei muscoli facciali e al bendaggio cranico in età infantile.

Gli studiosi tuttora si chiedono se le tecniche di modifica della forma della testa servissero a far assomigliare le persone ai membri della casta dominante e che questa fosse un ceppo razziale diverso.

Quale ceppo, quale razza?

Ci sono teorie che ipotizzano la presenza di alieni sulla Terra in epoche antiche, cosa che giustificherebbe la presenza sia dei sacerdoti dolicocefali che delle piramidi in popoli geograficamente distantissimi come gli Egizi e gli Incas. Limitandoci all’antico Egitto, perché è dell’antico Egitto che mi sono interessato avendo ambientato la trilogia nella Torino dei Savoia, non si può non associare il culto dei sovrani di origine divina all’arcaica tradizione dei re-sacerdoti e ai sacerdoti serpenti. 

Se poi pensiamo al caratteristico copricapo dei faraoni, allora sembra quasi di avere conferma a certe ipotesi un po’ azzardate…

Dopo il Drago è infine il turno del suo antagonista, il Toro.

Il fondatore dei Cavalcanti e protettore di Torino ha origini che affondano nel mito tanto che neppure i suoi seguaci più fedeli, Maria e Amedeo, sanno dire con esattezza chi fosse il Toro e da dove e quando arrivasse: raccontano che in tempi antichi fu un principe guerriero, un valoroso condottiero che si trovò a combattere dalla parte dei perdenti in una delle più epiche battaglie che il mito tramanda.

Nel descriverlo, come nell’immaginarlo, ho pensato a qualcuno che sembrasse orgoglioso, severo, eroico. Qualcuno che potesse posare nel quadro di un angelo guerriero come di un antico eroe della mitologia greca e latina. Qualcuno, insomma, come il Marco Antonio interpretato da Billy Zane nel film “Cleopatra”.

Chiudo così questa carrellata sulla mia (e non solo mia) immaginazione. Cosa ne pensate? Con quali visi immaginate i miei personaggi? Mi farebbe tantissimo piacere saperlo: se vi va, raccontatemelo sulla pagina facebook o alla mail info@lucabuggio.it