Buongiorno a tutti e benvenuti alla tappa conclusiva del Blog Tour dedicato a “la Città delle streghe” di Luca Buggio. In questa ultima tappa ci soffermeremo sui mestieri descritti dall’autore nel romanzo.

La nostra storia ha origine in Francia, precisamente in Provenza, a Villafranca, dove vive la famiglia Chevalier. Laura è la figlia di Bertina,  è una bambina senza padre, figlia di una violenza subita da parte della madre durante la fuga dai francesi. Bertina sposa Fioreste Chevalier, un profumiere, che avrà cura di Laura come fosse sua figlia.

La Provenza è un luogo particolarmente evocativo per il tipo di mestiere svolto da Chevalier, infatti è proprio nel Sud della Francia che l’arte della creazione dei profumi raggiunge il suo massimo splendore e la sua raffinatezza.

“Un profumo non è solo una mescita di essenze nella giusta proporzione di alcol o di olio, così come non basta mescolare dei colori sulla tela per fare un dipinto”.

Ma l’arte profumiera ha una storia molto più antica, che parte dal medio oriente: già nel 7000 a.C. si hanno notizie dell’utilizzo di sostanze profumate o odorose utilizzate soprattutto a scopo rituale, poiché si riteneva che attraverso il fumo prodotto dalla combustione delle essenze profumate si arrivasse al contatto con il divino: proprio da  questa funzione rituale ha origine il termine latino profumo – per fumum,raggiungere il divino attraverso il fumo. Anche gli Egizi avevano sviluppato una grande abilità nell’arte della creazione dei profumi, soprattutto attraverso la macerazione e la decozione degli elementi naturali, quali foglie e fiori, per arrivare a creare delle sostanze profumate, il cui uso era largamente diffuso nella popolazione.

Ci fu poi un periodo in cui l’uso del profumo scompare per poi apparire di nuovo nel IV secolo a.C.

Le tecniche utilizzate per la creazione di profumi erano soprattutto la Decantazione, La macerazione e la Filtrazione. Solo con l’avvento dell’alambicco, portato in Europa dagli Arabi, prende piede anche la pratica della Distillazione, che sfruttava i diversi punti di ebollizione dei componenti di una miscela, allo scopo di poterli separare.

Ma cosa occorreva ai mastri profumieri per produrre un profumo?

L’ingrediente principale erano senza dubbio i fiori, le foglie, le spezie e gli agrumi da cui si ricavavano le essenze che andavano poi disciolte nell’alcool. L’essence absolue era qualcosa di assolutamente prezioso, da considerare come un tesoro. Infatti da una sola goccia si potevano ricavare intere bottiglie di una determinata fragranza.

In una determinata fragranza possiamo distinguere le note profumate anche identificate nella piramide olfattiva che tutt’ora utilizziamo per conoscere se un profumo ci piace o meno:

  • Note di testa: è quella che si percepisce subito dopo aver applicato il profumo sulla pelle. Più intensa delle altre. ((lavanda, timo, basilico, salvia, rosmarino)
  • Nota di cuore: si percepisce nelle ore successive, alla scomparsa delle note di testa. (rosa, mughetto, fiore d’arancio, fresia, gelsomino, ylang-ylang, tuberosa)
  • Nota di fondo: ultima nota del processo, rimane sulla pelle il profumo degli elementi persistenti. (cedro, sandalo, vetiver, patchouli, muschio di quercia, ambra, note gourmand)

Nel libro incontriamo, grazie a Bruno, anche un altro mestiere che potrebbe sembrare simile a quello del profumiere ed è l’arte della saponeria.

L’utilizzo del sapone risale al III e II Millennio a.C. quando i Babilonesi per la loro igiene personale utilizzavano degli impasti composti da sostanze alcaline, acqua, olio di cassia. Si hanno inoltre testimonianze di saponi preparati dagli Egizi con grassi animali e sali alcalini.

Ai tempi dei Greci e dei Romani il sapone, nonostante fosse conosciuto, non veniva utilizzato. Soprattutto gli Antichi Romani utilizzavano spesso le terme e le acque sulfuree per la loro igiene personale, e tutti, anche gli schiavi avevano libero accesso.

Il sapone sbarca in Europa con i mercanti Veneziani e Genovesi ed è considerato un bene di lusso, infatti solo i più ricchi potevano permettersi una corretta igiene personale.

Fino alla rivoluzione industriale il sapone era prodotto in piccole quantità e in maniera artigianale.

Siamo arrivati alla conclusione di questo piccolo viaggio tra i mestieri principali che compaiono nel romanzo di Luca Buggio che ringrazio per la disponibilità e l’estrema simpatia.   Con il mio articolo si conclude uno splendido viaggio tra città e paesaggi incantevoli come Torino e personaggi intensi come Laura, Fioreste, Anna e Gustin. Ringrazio Thriller Storici e Dintorni per avermi dato l’opportunità di partecipare a questo Blog Tour e vi do appuntamento al prossimo evento! Buona lettura a tutti 🙂

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Blog Tour la Città delle Streghe