L’etimologia del nome Empusa è fatta risalire al significato letterale di “colei che si introduce a forza”. Troviamo una descrizione accurata di queste creature ne I Miti Greci di Robert Graves:

“Sozzi demoni chiamati Empuse, figlie di Ecate, hanno natiche d’asino e calzano pianelle di bronzo, a meno che, come taluni vogliono, esse abbiano una gamba d’asino e una gamba di bronzo. È loro costume terrorizzare i viandanti, ma si può scacciarle prorompendo in insulti, poiché all’udirli esse fuggono con alte strida. Le Empuse assumono l’aspetto di cagne, di vacche o di belle fanciulle e, in quest’ultima forma si giacciono con gli uomini la notte o durante la siesta pomeridiana e succhiano le loro forze vitali portandoli alla morte.”
(Robert Graves, I Miti Greci, Longanesi, p. 170).

Venivano chiamate “le cagne nere di Ecate” e di questa potente e antica divinità della morte e dei poteri stregoneschi erano le serve e le aiutanti, se non addirittura le figlie. Così come il lupo, anche il cane era associato alle divinità infere o latrici di morte.
I riferimenti ai tratti animaleschi equini rimandano agli aspetti di lussuria che le caratterizzava, ma allo stesso modo di tenebra: il cavallo era l’animale associato alla fertile Demetra e al potente Poseidone, ma anche alla potenza regale oscura di Hades così come di Dioniso Zagreus durante il suo soggiorno infero.
La tradizione vuole le Empuse si muovessero ad una velocità ultraterrena (concetto che verrà ripreso da Bram Stoker in Dracula con la celebre frase “i morti viaggiano in fretta”), tanto che la loro presenza, così come la morte stessa, risultava improvvisa.
Si muovevano su di un cocchio trainato da cani latranti e seducevano chiunque trovassero sul loro cammino, o entravano con la forza nelle case costringendo gli uomini a sfiancanti amplessi fino a condurli alla morte. Succhiavano loro sperma e sangue per poi divorarne le carni.
Spesso erano accusate di rapire i bambini in fasce per mangiarli comodamente nei loro rifugi o per fare di loro dei figli tenebrosi, dal momento che alle Empuse non era concesso donare la vita.
Il loro aspetto così poco armonico era da considerarsi terrificante nella cultura ellenica.
Il commediografo Aristofane ci mostra come perfino il dio Dioniso rischia la pazzia davanti a queste donne. Portare alla follia era una delle caratteristiche primarie attribuite alle Empuse.

(Alessandra Ottaviano)