La redazione di Milano Nera ha il piacere di intervistare Luca Buggio, autore di La città delle streghe edito da La Corte Editore.
Presenta il tuo romanzo a chi ancora non lo ha letto.

“La città delle streghe” è una storia ambientata a Torino e nei dintorni di Torino all’inizio del 1700. I due protagonisti, una giovane saponaia e una spia del Duca di Savoia, si trovano coinvolti in una serie di efferati omicidi di cui la superstizione popolare incolpa il Diavolo e le streghe. La superstizione è un conto e la realtà un’altra, ma nel corso della storia luci e ombre confondono agli occhi di Laura e di Gustìn quella che può essere la verità. Si tratta di un romanzo che è una miscellanea di generi, sostenuto da una forte base storica ma che sconfina dal thriller al gotico e strizza l’occhio al fantastico (quello dei torinesi di inizio settecento, però).

Non per vanità ma per conoscenza. Chi è Luca Buggio e cosa lo ha spinto a scrivere un romanzo ambientato nella Torino agli inizi del ‘700?

Sono un lettore appassionato che ama scrivere storie. L’idea delle vicende che girano attorno ai due personaggi, e dei due personaggi, mi apparteneva da moltissimo tempo ma non l’avevo mai scritta perché non riuscivo a collocarle in un contesto credibile. Poi, quasi per caso, nel 2006 ho assistito a una conferenza sul tema dell’assedio di Torino del 1706, e ho capito che avevo trovato il quando e il dove della mia storia. L’inizio del XVIII secolo è infatti perfetto perché si colloca in una zona culturale a metà tra un’epoca in cui si bruciavano le streghe e l’avvento dell’Illuminismo. Le due anime del romanzo, interpretate da Laura (la fede) e Gustìn (la ragione) si adattano perfettamente a questo periodo storico. In più c’è la Storia, quella con la S maiuscola, che all’inizio del 1700 vede Torino impegnata in una guerra da cui dipende l’esistenza stessa di casa Savoia e che costituisce una vera e propria sliding door tra ciò che è stato e ciò che sarebbe potuto essere. Torino poi, grazie alla sua fama di città magica, si presta bene a ospitare i fatti dal sapore sovrannaturale che avvengono nella storia.

Quali e quanti ostacoli hai incontrato nel documentarti per la stesura?

Non parlerei di ostacoli quanto di sfide. Torino ospita molta documentazione sul periodo storico che mi interessa, vista la rilevanza dell’assedio del 1706. Ho avuto inoltre la fortuna di conoscere lo storico Piergiuseppe Menietti, una vera autorità in materia di Torino settecentesca: è diventato uno dei miei consulenti e correttori. La prima sfida è stato collocare la Torino di allora: ho trovato una mappa con i confini delimitati dalle mura cittadine, l’ho ingrandita e ho cominciato a disegnarci sopra tutti i dettagli che riuscivo a trovare studiando sulle fonti storiche: posizione di palazzi, chiese e conventi, ma anche di taverne e osterie, nomi delle strade, luoghi dei mercati con dettaglio delle merci che vi venivano vendute e così via. Alla fine ero talmente abituato a lavorare con questa mappa che mi è successo di dare appuntamento a degli amici “in via San Filippo, davanti alla chiesa”, quando a Torino via San Filippo non esiste (più) da un bel pezzo. La difficoltà maggiore nell’analizzare le fonti dell’epoca è il font. Le “s”, per esempio, sono scritte che sembrano delle “f”. Ecco, quello è stato un bell’ostacolo perché mi costringeva a leggere ad alta voce il testo per capirlo!

Negli ultimi anni si è risvegliato un interesse verso il Piemonte, una terra con una tradizione folkloristica e storica molto vicina alla magia e al mistero. Sei d’accordo?

Come tutti i luoghi dalla forte tradizione contadina, le campagne e le vallate piemontesi ospitano una serie di leggende non diverse da quelle di altri ambienti culturalmente simili. Torino ha invece un substrato di mistero oggi piuttosto popolare. Non c’è da stupirsi, dal momento che si trova alla confluenza di due fiumi: nei tempi antichi i confini delle città venivano tracciati dai sacerdoti e non dagli architetti, e la presenza dell’acqua ha un significato profondamente esoterico. Sin dai lontani tempi dei celti Torino ha attratto gli studiosi del magico, del sovrannaturale, dell’occulto, e ciascuno vi ha lasciato una sua traccia.

Immagina la scena. Tu, Laura Chevalier e Gustìn al un tavolo di un bar, di cosa parlereste?

Con Laura probabilmente sarei facilitato. Entrambi amiamo i libri, quindi gli argomenti non mancherebbero. In più lei ha la buona parlantina, il che compenserebbe sia la mia timidezza che il fatto che Gustìn è un tipo un po’ più ruvido di carattere… Con Gustìn trovare un argomento di conversazione credo sarebbe già più difficile, sia per me che per Laura. Se avesse voglia, gli farei raccontare un po’ di lui. Volendo ne avrebbe parecchi di aneddoti divertenti con cui potrebbe intrattenere la tavolata. E in fondo in fondo, tolta la scorza burbera, saprebbe essere anche spiritoso.

La letteratura è soltanto intrattenimento oppure c’è qualcosa in più?

Parlo da lettore perché come autore non ho la pretesa di insegnare nulla. Quando leggo un libro mi piace evadere, ma mi piace ancora di più se riesco a imparare qualcosa che non sapevo, o meglio ancora se alla fine della lettura rimango a riflettere su quello che ho letto. Questo però vale per tutte le forme di intrattenimento, dai libri alla televisione al cinema. E vale perfino per la musica

Non c’è intervista che non si rispetti se non termina con la classica domanda: progetti futuri.

Questa è facile. Il seguito della Città delle Streghe, la Città dell’Assedio, sta per uscire in libreria: stessi protagonisti e vicende che riprendono da dove le abbiamo lasciate, ossia dall’assedio di Torino del 1706. Questa storia non è più autoconclusiva come la Città delle Streghe, ma prelude a un terzo capitolo che in questo momento sto ancora scrivendo. Non dico il titolo, ma non è difficile immaginare che sarà un la Città di… Qualcosa!

Ti ringraziamo per la disponibilità, è stato un piacere averti ospitato e ti auguriamo buona scrittura.

Grazie a voi per il tempo e lo spazio che mi avete concesso. E in bocca al lupo per tutti i vostri progetti!

[Intervista a cura di Mirko Giachetti]

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La Città delle Streghe – Intervista a Luca Buggio