All’inizio del 1700 la piazza Castello aveva un aspetto diverso da quella odierna.

Il Palazzo Reale, il Palazzo Madama e i portici sui lati di via Roma e via Po erano praticamente gli stessi, ma l’attuale piazzetta reale, oggi delimitata dall’elegante cancellata del Palagi su volontà di re Carlo Alberto, era chiusa alla vista del pubblico da un alto porticato detto il Padiglione Reale. Inoltre Palazzo Reale e Palazzo Madama erano collegati da “manica” (così viene definito questo elemento architettonico), dotata anch’essa di portici al piano terra e da una passerella coperta al primo piano, usata dal Duca, dalla Madama e dalle rispettive corti. La galleria al primo piano accoglieva alcune collezioni d’arte dei Savoia (e nel terzo romanzo della trilogia parlerò anche di alcuni reperti particolarmente importanti ai fini stessi della trama).

Del Padiglione Reale e della manica ci rimane traccia attraverso alcune stampe e incisioni del XVIII e XIX secolo e che ho allegato a questo post dopo averle recuperate dai siti di Rotta su Torino e Torino Sparita. Il colpo d’occhio doveva essere davvero impressionante, e non è un caso se i Savoia usavano proprio il Padiglione per mostrarsi al popolo durante gli eventi ufficiali e per esporre la Sacra Sindone. Era adornato con uguale simmetria su entrambe le parti. Sotto l’atrio era sempre presente un corpo di guardia con la bandiera dei Savoia: era il biglietto da visita del Duca non solo per il popolo, ma anche per i suoi nobili visitatori.

Fermiamoci un istante ad assistere a un’Ostensione ai tempi di Vittorio Amedeo II.

Per il giorno destinato alla funzione, il Duomo è stato adornato di superbe tappezzerie di velluto e frange d’oro, e di lampadari dai bracci dorati appesi a tutti gli archi; la Real Cappella della Sindone è addobbata di finissime argenterie e di un’infinità di lumi.

Il Duca entra in Duomo indossando il collare ingemmato del Supremo Ordine della Santissima Annunziata e alla testa dei cavalieri dello stesso Ordine. Lo affiancano il Grande Elemosiniere e i Maestri di Cerimonie di Corte.

Alla fine della Messa la corte si sposta nella Cappella della Sindone, dove il Duca smette il suo mantello e indossa l’abito rosso dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, poi consegna le quattro chiavi del Sacro Avello che custodisce l’Arca della Sindone. L’Arca, calata da quattro Canonici, viene posta su una tavola ornata di un ricchissimo tappeto e sotto una coperta fregiata di gioielli.

Mentre viene pronunciata l’Orazione in Duomo si celebra in piazza Castello si celebrano due messe per il popolo assiepato, una dal Padiglione per chi assiste dalla parte della Contrada Nuova (via Roma), una dalla Loggia dietro al palazzo Madama per chi assiste dalla parte della Contrada di Po.

Finita la Messa in Duomo comincia la processione solenne, con il Clero, i cavalieri dell’Ordine dell’Annunziata e quelli dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro vestiti con le loro divise solenni, in uno sfavillare di colori e torce accese. L’Arca della Sindone è trasportata dai Canonici e accompagnata da incensi, sotto un ricco baldacchino. Dietro la Sindone vengono il Duca e la sua famiglia, con torce accese in mano, e poi la corte fatta di cavalieri, dame, magistrali.

Giunta finalmente al Padiglione, la processione viene distribuita alle finestre in funzione di rango e importanza. L’Arca viene posizionata sotto la Loggia centrale del Padiglione, deposta su una tavola coperta da un ricco tappeto. Il Duca ordina che si riconoscano i Sigilli: una volta riconosciuto che sono intatti, con tanto di atto notarile, i Diaconi aprono il coperchio e traggono dall’Arca il Santo Sudario.
Nuova predica sacerdotale a beneficio del popolo, per incitarlo alla venerazione, dopo di che le autorità ecclesiastiche prendono la Sindone e la espongono al di fuori della Loggia al suono delle trombe e degli strumenti del Corpo di Musica della Real Cappella e di un reggimento di fanteria e di Guardie del Corpo a cavallo, schierati in ordinanza con spada alla mano e bandiere spiegate. La stessa operazione viene ripetuta spostando la sindone dalla Loggia del Padiglione alla galleria di collegamento tra Palazzo Reale e palazzo Madama.

Terminata l’Ostensione la Sindone è riposta nell’Arca, con apposizione dei Sigilli del Duca, poi viene riportata con solenne accompagnamento nella Reale Cappella. Uno spettacolo senza dubbio impressionante e degno della capitale del Ducato di Savoia e, successivamente, del Regno di Sardegna.