Contrariamente alla maggior parte delle recensioni che ho letto, a me questo libro è piaciuto parecchio.
E principalmente per l’atmosfera che l’autore è stato in grado di creare, sia per le ambientazioni storiche ricostruite alla perfezione fin nei minimi particolari come per esempio il modo di parlare, sia per il mistero e l’inquietudine e il turbamento che trasmette tutta la parte relativa alle torture e alla Santa Inquisizione, alle credenze popolari antiche che persistono accanto al progresso soprattutto tra i contadini.

Titolo: La città delle streghe
Autore: Luca Buggio
Edizione: La Corte editore; 25 settembre 2017
Pagine 392
⭐⭐⭐⭐

Siamo agli inizi del 1700, periodo che in buona parte potrebbe esser collegato al Medioevo in Italia, e questo si nota dalla costituzione della società e dalle abitudini dei cittadini di Torino.
Siamo nel vivo della guerra tra il ducato di Savoia e il regno di Francia di Luigi XIV, per il dominio della Spagna.
È in questo contesto che vengono inserite le figure dei due protagonisti di cui seguiamo in parallelo le due storie, molto diverse una dall’altra.
Da un lato c’è Gustin che, catturato per i furtarelli che commetteva da ragazzino, viene assoldato dal conte Gropello, al fianco del sordomuto Felice, per fare da spia con i traditori del duca prima, e poi per indagare su un omicidio avvenuto nei dintorni di Avigliana, che può far saltare l’alleanza coi briganti che è necessaria per sperare di resistere all’invasione francese.
Dall’altro troviamo Laura Chevalier, figlia di Bertina, che scappa da Nizza con la sua famiglia per rifugiarsi a Torino, dove la sfortuna sembra non darle tregua, e dove dovrà trovare un suo posto nel mondo.

Come dicevo, la parte che mi è piaciuta di più è il modo in cui vengano ricostruite le usanze dei tempi, le abitudini quotidiane del mercato, dell’osteria, del lavatoio, della messa, e il modo in cui venga fatto rilevare che le città di allora avevano aspetti profondamente contraddittori, e che accanto alla sporcizia e agli escrementi per strada, si trovavano le strade ricche, pulite e con case nobili, e che accanto alle persone malfamate e agli ubriaconi e alle prostitute, si trovavano anche rapporti genuini di vicinato, che venivano stabiliti in un niente, senza nemmeno ancora conoscersi.
E allo stesso modo le persone ostentavano una profonda religiosità e si recavano in Chiesa, temevano i sacerdoti e vedevano segni del demonio ovunque negli atti malvagi che capitavano come di miracoli in eventi che spesso per loro erano incomprensibili, ma contemporaneamente credevano nelle streghe e compivano sacrifici e riti per ingraziarsi gli spiriti delle religioni politeiste.
In maniera molto abile l’autore è riuscito a rendere chiaro come troppo spesso venissero attribuiti alla magia atti profondamente umani, e come altrettanto spesso, venissero accusate di stregoneria donne che non erano nemmeno capaci di azioni malvagie ma che diventavano i perfetti capri espiatori solo perché diverse o emarginate per vari motivi.
E in questo emerge l’aspetto più umano di Gustin che si sente in colpa per causare la morte di persone innocenti.
Allo stesso tempo in lui ritroviamo l’aspetto della lotta tra ragione e metafisica, tra la religione e la ragione, nel suo non credere a certe credenze e a cercare sempre una spiegazione logica ed una mano umana, anche laddove però alla fine sarà costretto a mettersi in discussione perché per alcuni avvenimenti proprio di spiegazioni non riuscirà a trovarne.
Non mi è piaciuto per niente che si avvicini a Costanza, che invece mi è stata un po’ fastidiosa da quel momento, mentre invece prima mi veniva solo da compatirla.

Ho trovato le parti relative alla storia di Laura un po’ lente e anche forse un po’ troppo esasperate dato che veramente le capita di tutto anche se lei resta integerrima fino alla fine. Credevo che le sue vicende, che vengono fin da subito mostrate come espressione del bene, si andassero ad un certo punto ad incrociare con quelle di Gustin che invece si trova più volte a lottare col male. E invece no, si sfiorano in alcuni momenti ma non si incroceranno mai.
La conclusione è sconvolgente e mi è piaciuta davvero tanto, anche perché ne immaginavo una parte ma non ciò che viene mostrato nella scena finale.
Alla luce di questa però, mi sono sorti alcuni dubbi riguardo dei momenti della storia: se la ragazza era solo uno strumento, come si spiegano allora alcuni momenti in cui sembrava emanare un potere negativo, come nella bottega?
Ho però la sensazione che alcuni aspetti siano stati lasciati volutamente in sospeso e che saranno svelati nei capitoli successivi.

(Emanuela)

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La Città delle Streghe di Luca Buggio