“La dimora della contessa, Palazzo Beggiamo, era nell’isola di San Francesca, uno dei quartieri della Città Nuova vicini alla Cittadella. Laura aveva resistito alla tentazione di passarci davanti nei giorni precedenti, per paura di incontrare anzitempo la signora contessa e di fare la cosa sbagliata.
Si sorprese di scoprire che le facciate dei palazzi erano annerite e rovinate in molti punti. Una strana peculiarità per un quartiere nato da poco.
«Un fulmine» spiegò un venditore di caldarroste quando Fioreste gli chiese cos’era successo.
«Un solo fulmine… tutti questi danni?»
«Un solo fulmine. Sulla polveriera dell’arsenale. Più di duecento morti. Pure mio cognato che lavorava lì.»
Anche Palazzo Beggiamo portava qualche cicatrice della tragedia, ma rimaneva la costruzione più elegante del quartiere. Laura guardò trasognata i finestroni che riflettevano la luce del sole come specchi d’oro: a Villafranca solo la chiesa aveva vetri alle finestre. L’ingresso era sormontato da un balcone di forma ricurva, e un trionfo di fiori colorati che s’attorcigliava tra le sbarre di ferro della ringhiera.
Entrarono nell’atrio, vasto ma buio: Laura ne ricevette una sensazione di freddo e di pareti che si stringevano. Cameriere e valletti andavano e venivano dalle scale o dal cortile interno, seguendo il rituale di una giornata come tante.
Fioreste fermò quello che sembrava meglio vestito e gli spiegò che erano attesi dalla contessa delle Lanze. L’uomo fece cenno di seguirlo, scortandoli sulle scale e poi nell’appartamento. Si sentivano accordi incerti di musica d’arpa.
Enormi tende di velluto richiamavano il colore delle tappezzerie e nascondevano le finestre, lasciando gli ambienti in una penombra illuminata da candele. Le stanze erano abbellite da soffitti affrescati, lampadari di cristallo, mobili pregiati e specchiere. Quadri di ogni dimensione riempivano le pareti…”

(La Città delle Streghe)

Palazzo Beggiamo, oggi palazzo Lascaris e sede del consiglio regionale, fu costruito tra il 1663 e il 1665 da uno dei più talentuosi architetti dell’epoca, Amedeo di Castellamonte. La dimora passò nel 1674 dalla famiglia Beggiamo a Gabriella di Marolles, una favorita del duca di Savoia Carlo Emanuele II, che vi si stabilì con il marito conte di Sales. Furono anni di frivolezze, fastosi spettacoli, giostre e tornei, come ci riferiscono gli storiografi dell’epoca: ed alcune delle decorazioni ancora presenti nel palazzo risalgono a quell’epoca. In questa cornice avviene il primo incontro tra Fioreste, Laura e l’alta società torinese. Un incontro che cambierà la vita di entrambi… più nel male che nel bene.
Da questa immagine potete vedere l’aspetto originario del palazzo, con un grande parco oggi (ahimé) scomparso, gli interni lussuosi e la facciata signorile.


Se volete un sottofondo musicale, vi suggerisco questo: potrebbe essere simile alla musica che Laura sente suonare nel salotto della contessa di Marolles.