Nella notte tra il 26 e il 27 giugno gli scavi nemici fanno progressi: distano ormai 50 passi dalla palizzata che delimita la controscarpa delle fortificazioni esterne tra i bastioni del Beato Amedeo e di San Maurizio, e solo 30 passi dalla fleccia davanti all’opera a corno. I torinesi trascorrono una notte insonne perché le pesanti pietre scagliate dai mortai francesi si abbattono sulle muraglie della Cittadella, mentre Torino riceve un’altra razione di boulets rouges.

Le case più vicine alla Cittadella sono tutte gravemente danneggiate, sventrate o distrutte. Il generale Von Daun decide di emanare severi provvedimenti contro ogni forma di sciacallaggio. Il Solaro racconta: “Il Conte Daun vietò di toccare, sotto pene rigorose, tutto quello che si era lasciato di mobili, o di derrate. C’è di che stupirsi che la sola punizione esemplare fatta ad un Predatore, che fu appeso nel bel mezzo del mercato delle erbe, di fronte al Palazzo Comunale, abbia fermato durante lo scompiglio di un così lungo assedio tutti i furti che si sarebbero potuti fare”.

Charles Hakbrett, comandante di un reggimento svizzero che combatté dalla parte dei Savoia durante l’assedio, scrive nella sua relazione che la disciplina: “era così rigida che il generale Daun fece impiccare il valletto di un ufficiale, per essere stato trovato nella cantina d’una casa abbandonata, dove riempiva la sua bottiglia. La stessa giustizia colpì quattro soldati che furono trovati di notte nelle strade fuori dal loro campo: ciò fu causa che in tutto il seguito dell’assedio non successi il minimo furto né disordine”.

I cannoni sabaudi tuonano e i francesi subiscono gravi danni: dei dieci cannoni posizionati il mattino nella batteria più avanzata, la sera ne rimangono solo tre funzionanti. I morti e i feriti sono tantissimi, secondo il consueto rapporto dei disertori. A proposito di questi ultimi, non si deve pensare che siano tutti di parte francese, anzi. Sempre il Solaro della Margarita racconta che i nemici, durante la notte, fanno gettare nelle palizzate sabaude dei volantini in cui promettono il perdono ai loro Disertori e “dei buoni ingaggi a quelli dei nostri che avessero voluto passare dalla loro parte“. Nella sola notte del 27 giugno disertano 27 uomini che fuggono nel campo francese.

Sempre il 27 giugno, infine, i francesi lavorano a un’altra linea di circonvallazione, al di là del Po, sopra il castello di Cavoretto e dell’Eremo, per facilitare le loro vie di comunicazione.

L’immagine in testa al post è di Roberto Chiesa (pinterest).