Dopo aver saputo dai disertori francesi dell’intenzione di allagare parte del sistema di difesa sotterraneo deviando le acque dei canali, il 30 e il 31 luglio vedono i minatori del Duca di Savoia lavorare per la “impermeabilizzazione” delle gallerie minacciate. L’anonimo cronista racconta: “per scongiurare questo effetto si fece, per tutto il trentesimo giorno, lavorare a trincerare ed a munire di baluardi la bassa galleria allo scopo che quand’anche l’acqua vi fossa stata condotta essa non avrebbe potuto almeno penetrarla e renderla del tutto inutile”.

I francesi scavano e si fortificano, i torinesi scavano e si fortificano. Le artiglierie di entrambi gli schieramenti sparano senza sosta, il che fa scoprire agli assediati un nuovo problema: la carenza di piombo. Viene smantellato il rivestimento della cupola di due chiese: quella di San Salvario e quella del Monte dei Cappuccini. Il piombo così recuperato viene immediatamente fuso e trasformato in munizioni.

Non è tutto: giunge a Torino la notizia che qualche giorno fa sono caduti in mano francese il Principe di Carignano e la sua famiglia. Anche qui le cronache forniscono interessanti particolari: “Ebbimo nuova ch’il Duca della Fogliada aveva ieri distaccato 2000 cavalli per Racconigi sotto il comando di M. le Bonneval, il quale avendo ancora trovato colà il Serenissimo Principe e Principessa di Carignano gli obligò di sottoscrivere una scrittura, per la quale loro Altezze Serenissime promettevano di costituirsi prigioniere nel luogo dove il Re di Francia lor avrebbe ordinato”.

E’ interessante notare come l’etichetta dell’epoca considerasse la parola data come fortemente vincolante per un galantuomo. Al Principe di Carignano, catturato a Racconigi, viene chiesto di dare la sua parola che si consegnerà prigioniero, e ci si attende che la rispetti. Allo stesso modo avvenne a fine ottobre del 1703, quando l’armata del Duca venne arrestata nell’accampamento dei francesi (che all’epoca erano alleati). Mentre i soldati vennero incarcerati, gli ufficiali (nobili) diedero solo la loro parola di galantuomini che avrebbero fatto i prigionieri. Parola che la maggior parte di loro, ricordiamo, non rispettò.

In città si viene anche a sapere che a Moncalieri sta arrivando una gran quantità di truppe francesi: una buona e una cattiva notizia allo stesso tempo. Si tratta, sì, di rinforzi per l’assedio, ma anche di uomini che arrivano da Ceva, Mondovì, Saluzzo e Savigliano come conseguenza di una ritirata di fronte al prossimo arrivo del Principe Eugenio.

L’immagine in testa al post raffigura Torino e dintorni durante l’assedio, in un’incisione in rame di Pieter Schenck del 1750.