Oggi ospitiamo sul nostro blog TSD la seconda tappa del blog tour dedicato al romanzo “La città delle streghe” di Luca Buggio – La corte editore. L’idea è quella di portarvi a spasso nei luoghi del romanzo cercando di farvi respirare le atmosfere che l’autore ha ricreato con le sue parole.

Laura, la protagonista femminile del romanzo si trasferisce con la famiglia da Nizza a Torino e la seguiamo nelle prime pagine lungo il cammino che intraprende.

“Camminavano lungo una striscia nera di terra battuta, dove solchi di fango indurito serbavano la memoria del passaggio dei carri. Il panorama era quello della riviera: da una parte il mare incendiato dal sole dell’alba, le spiagge, le case dei pescatori; dall’altra salivano le pendici delle colline che la gente del posto chiamava monti Alban e Boron, dove i contadini lottavano contro il terreno aspro per ricavare alberi da frutta.”

L’autore descrive con parole dirette ed evocative il cammino lungo la costa ligure. Un lembo di terra caratterizzato dalla presenza del mare da una parte e delle colline dall’altra. La popolazione del posto si è dovuta adattare ad un terreno difficile da coltivare, porzioni di terra dove era complicato costruire case e insediarsi in modo permanente.

Luca Buggio ci introduce poi alla città di Torino attraverso il pensiero e l’immaginazione della protagonista. Come se fossimo idealmente in viaggio con lei, lascia intendere cosa aspettarci all’arrivo:

“Di Torino Laura sapeva quello che le avevano raccontato: che giaceva ai piedi di una collina ed era bagnata da due fiumi, che le strade erano larghe e dritte, con un canaletto nel mezzo, che i palazzi avevano le facciate dipinte di bianco, giallo e rosso. Sapeva che i torinesi erano molto devoti e che la prima cosa che si vedeva a Torino, arrivando da lontano, erano i campanili e le cupole delle chiese che svettavano sulle mura possenti.”

Ma quando si è alle porte della città, tutta la sua magnificenza si presenta agli occhi di Laura che rimane incantata dalla vista:

“Poi Torino apparve, con le sue mura spigolose dove garrivano le bandiere dei Savoia. Le torri e i campanili si allungavano verso il cielo, le cupole delle chiese erano specchi che riflettevano il sole. Sulla torre più alta brillava il toro di bronzo simbolo della città. Laura aveva imparato che ai tempi dei romani la città si chiamava Augusta Taurinorum, e che il nome derivava da un antico culto pagano o dal fatto che i primi abitanti allevassero tori.”

Nonostante un’iniziale nostalgia della protagonista per la sua Nizza, lasciata molti chilometri alle spalle, Torino la affascinerà con il disegno delle vie con la classica squadratura romana che permette un più facile orientamento al suo interno e con i suoi mercati dove chiunque ha la possibilità di vendere o acquistare prodotti per la vita quotidiana. Laura rimarrà folgorata dagli innumerevoli palazzi, dalla loro eleganza e sontuosità, che resistono nonostante le intemperie:

“La dimora della contessa, Palazzo Beggiamo, era nell’isola di San Francesca , uno dei quartieri della Città Nuova vicini alla cittadella. Laura aveva resistito alla tentazione di passarci davanti nei giorni precedenti, per paura di incontrare anzitempo la signora contessa e di fare la cosa sbagliata. Si sorprese di scoprire che le facciate dei palazzi erano annerite e rovinate in molti punti . Una strana peculiarità per un quartiere nato da poco.

“Un fulmine” spiego’ un venditore di caldarroste quando Fioreste gli chiese cosa era successo

“Un solo fulmine ..tutti questi danni? “

“Un solo fulmine. Sulla polveriera dell’arsenale . Più’ di duecento morti . Pure mio cognato lavorava li.”

Anche palazzo Beggiamo portava qualche cicatrice della tragedia ma rimaneva la costruzione più elegante del quartiere.”

Accanto ai quartieri signorili, alcuni borghi meno ricchi, dove i mendicanti e alcuni piccoli delinquenti la fanno da padrone. Le condizioni di vita sono più disagiate e si arriva all’utilizzo della forza per un pezzo di pane.

“Sotto un tiepido sole che spennellava d’oro le acque della Dora e dei canali, Laura fece la conoscenza del borgo che i torinesi chiamavano “Balon”. Le catapecchie decrepite sorgevano disordinate come funghi, quasi sempre con un cortile davanti e un orto dietro. Il canale dei Mulini alimentava i filatoi della seta, le concerie e la fucina delle canne di moschetto, mentre quello della Polveriera passava sulle teste dei passanti attraverso una struttura a ponte, per raggiungere un edificio sorvegliato dai soldati. Era li che si produceva la polvere da sparo.”

E’ proprio da questi quartieri che arriva Gustìn il protagonista maschile del romanzo. Un ragazzo di strada, cresciuto a suon di malefatte che più volte lo hanno portato ad assaporare l’odore della reclusione in prigione. E proprio dalle carceri del Senato prende le mosse questo romanzo, dove Gustìn viene reclutato dal Conte di Gropello per delle missioni delicate in favore di Vittorio Amedeo II. Nell’ambito di queste missioni, 17 anni dopo ritroviamo Gustìn insieme al conte nel paese di Avigliana:

“Il borgo di Avigliana era costruito sulle pendici di un colle proprio di fronte al Monte Cuneo, chiuso da una cinta di mura. Sulla sommità, i ruderi anneriti di una fortezza erano un ricordo di quindi anni prima, quando le armate di Catinat avevano messo a ferro e fuoco Avigliana e raso al suolo il castello. Gustìn rabbrividì pensando che gli aviglianesi godevano di quel sinistro panorama ogni giorno. Fuori dalle mura sorgevano cascine e capanne col tetto di paglia, campi di frumento, granoturco e fagioli. Nei prati pascolvano vacche, pecore e capre; sotto le tettoie i contadini vendevano frutta e ortaggi.”

Ancora oggi è possibile percorrere un sentiero che diviene via via sempre più stretto, e percorrendolo  sale più decisamente sino a raggiungere la cresta del Monte Cuneo in prossimità del pianoro del Bal di masche, il ballo delle streghe .

Concludendo non si può non pensare a come gli uomini del tempo, ma forse anche oggi a chi da Avigliana guarda al Monte Cuneo in giornate fosche e nebbiose ,quando le atmosfere si fanno sinistre e si sente sulla pelle il brivido di presenze inquietanti e maligne ,al folklore locale alla nomea di questo luogo denso di leggende legate alle masche; donne che operano incantesimi , sciolgono o indirizzano fatture, capaci di usare le erbe a scopo medicamentoso in altre parole sono proprio loro, le streghe!

Non perdetevi le prossime tappe del Blog Tour, ne vale davvero la pena!!!!

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Blog Tour la Città delle Streghe – i luoghi del romanzo