Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours fu la madre dell’ultimo Duca di Savoia e primo Re di Sardegna, Vittorio Amedeo II. Fu chiamata Madama Reale perché discendente dalla casata regnante francese, ma anche perché si trovò, dopo la vedovanza, ad assumere la reggenza del Ducato. E’ la seconda Madama Reale della storia di Torino, in realtà: la prima, Cristina di Borbone, sposò Vittorio Amedeo I (nonno di Vittorio Amedeo II) e fu protagonista di una guerra con i suoi due cognati per conservare la reggenza.
Maria Giovanna apparteneva non solo a una famiglia nobile, ma anche molto ricca. E ambiziosa: le due figlie del Duca di Nemours fecero matrimoni importanti, andando in spose una al Duca di Savoia, l’altra al Re di Portogallo.
Maria Giovanna sposò Carlo Emanuele II il 20 maggio 1665 al castello del Valentino (quello che oggi accoglie la sede di Architettura, per intenderci) e furono, a quanto si dice, nozze molto fastose. La novella Duchessa di Savoia era una donna molto attraente, intelligente, ma tutt’altro che umile e mansueta: le cronache del tempo la descrivono come fredda e autoritaria.
In ogni caso la coppia funzionava: il Duca e la consorte si occuparono di abbellire la città, restaurando le residenze reali e costruendo diverse chiese. Nel privato Maria Giovanna dovette fare i conti con quella che pare una costante piuttosto frequente nella dinastia Savoia, la debolezza per il gentil sesso. Carlo Emanuele II intratteneva svariate relazioni extraconiugali, per quanto fosse davvero innamorato della moglie, che sul letto di morte (a soli 40 anni) nominò reggente per il loro unico figlio Vittorio Amedeo II.
Governare le piaceva eccome, tanto che avrebbe voluto farlo anche al raggiungimento della maggiore età di suo figlio. Provò a organizzare un matrimonio tra Vittorio Amedeo e la figlia del re di Portogallo (già, il marito di sua sorella… ma si sa che tra nobili casate le unioni tra consanguinei non erano così rare!). Purtroppo per lei, Vittorio Amedeo si finse malato e fece fallire il tentativo di matrimonio, rimanendo a Torino con l’intenzione di prendere ciò che era suo di diritto. Lo fece con una specie di colpo di stato, dichiarando che la madre non aveva più alcuna autorità politica.
Autorità politica, va detto, molto filofrancese: altra ragione per cui non poteva andare troppo d’accordo con suo figlio desideroso di affrancarsi dallo scomodo e potente vicino di casa.
“Esiliata” nel palazzo della Madama, si dedicò all’arte e alle feste. Manteneva una vera e propria corte nella sua residenza, organizzava feste magnifiche e dispendiose, ma al contempo continuava l’opera iniziata col marito, di abbellimento della città. E’ grazie a lei che Palazzo Madama ha il suo aspetto attuale. Va anche detto che per compensare il suo allontanamento dalla vita politica il Duca suo figlio le versava un appannaggio di 400.000 lire all’anno (per farci un’idea, lo stipendio giornaliero di un abile artigiano corrispondeva a una lira al giorno). Il denaro, alla Madama Reale che era già ricca di suo, era l’unica cosa che non mancava: però ne utilizzava parecchio anche delle finanze municipali, cosa che la mise in contrasto diverse volte con la congregazione comunale. Per questa ragione e per altre (la sua politica filofrancese, i contrasti con suo figlio, i molti amanti e i molti sfarzi spendaccioni), e malgrado le sue opere volte all’abbellimento artistico della città, Maria Giovanna Battista non è mai stata molto amata dai Torinesi. La sua salma è tumulata nella Sacra di San Michele.
Il ritratto dell’epoca, di un pittore piemontese di cui non sappiamo il nome, è conservato alla Reggia di Venaria.