1706. Da quando il Duca ha lasciato Torino, il conte Gropello è diventato uno degli uomini più potenti della città. E Gustìn, che del conte è ormai il collaboratore fidato che si occupa degli affari più delicati, si trova quindi costretto a risolvere misteri sempre più inspiegabili. Da un po’ di tempo a questa parte, poi, la sua mente è costantemente impegnata anche da Laura, la bella saponaia di Borgo Dora di cui si è innamorato. Diviso tra un sentimento così genuino quanto inaspettato e una serie di inspiegabili sparizioni di intere famiglie di torinesi, Gustìn sembra trasformarsi pian piano in una persona diversa da quella che chi gli stava vicino aveva imparato a conoscere. Abbassare le difese della razionalità, però, è l’unica arma che ha a disposizione il giovane per poter fermare le forze misteriose che sembrano incombere su Torino. È come se, parallelamente e indipendentemente ai colpi dei cannoni francesi che il generale la Feuillade punta sulla città, si muovessero nell’ombra forze oscure che si fronteggiano da secoli. Nascosti agii occhi della gente, queste due fazioni continuano a combattere, non senza spargimenti di sangue, per avere il controllo della città. E il loro, proprio come la guerra con cui l’esercito francese tiene sotto scacco quello sabaudo, è un conflitto fatto di regole e rituali molto antichi, che scandiscono la vita delle variopinte strade della città. È davvero contro tutto questo che sta combattendo Gustìn?

L’ultimo romanzo della trilogia di Luca Buggio porta a compimento le vicende che hanno intrecciato la vita di Gustìn e Laura e che hanno accompagnato le fasi successive dell’assedio di Torino da parte delle truppe del Re Sole. La costante tensione che si doveva percepire in quei giorni tra le strade dei borghi torinesi traspare completamente tra le righe delle pagine di Buggio. Ed è proprio questa costante tensione che riesce a coinvolgere tanto chi apre questo romanzo per la prima volta, tanto chi ormai potrebbe muoversi con facilità insieme a Laura tra i vicoli chiassosi del mercato di Borgo Dora. Pur senza perdere tutti gli elementi di fascino che già si potevano trovare nei due testi precedenti, infatti, lo stile e l’andamento del racconto risultano ancora una volta innovativi. È come se Buggio adattasse il modo con cui racconta gli eventi non tanto agli eventi in sé quanto alla personalità – talvolta serena e spensierata, talvolta impaurita e diffidente – dei protagonisti della vicenda. La peculiarità è che la narrazione avviene tutta in terza persona e questo rende più difficile quanto più interessante lo sforzo stilistico dell’autore. E così, come sempre succede quando si chiude l’ultimo libro che tanto ha appassionato chi lo ha letto, si dice addio a Laura e Gustìn con quel pizzico di malinconia con cui si salutavano gli amici delle vacanze al tramonto dell’ultimo giorno d’estate.

(Salvatore Di Nuzzo)

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“La città dei santi” di Luca Buggio.