L’11 giugno 1706, mentre i minatori francesi estendono le loro trincee in direzione della porta Susina e della cosiddetta opera a corno, i valorosi ussari fanno una sortita fino a Rivoli: fanno prigionieri due luogotenenti e alcuni cavalli.

Il “giornale dell’assedio” fornisce un’indicazione interessante sul tempo di percorrenza delle distanze dell’epoca. Rivoli, distante circa 14 Km, è definita: “terra due ore lontano da Torino”. Oggi, con strade e mezzi più moderni, e malgrado la presenza di un traffico allora inimmaginabile, è una distanza che si colma in mezz’ora.

Intanto che gli Ussari portano a termine la loro impresa, una pattuglia di 20 corazzieri a cavallo della brigata imperiale Martigny (che a dispetto del nome, in onore del comandante, il Barone di Martigny, era composto da truppe provenienti dal Palatinato) sta pattugliando l’area dell’abbazia di S.Antonio di Ranverso nei pressi di Avigliana. All’improvviso intercetta un convoglio francese in marcia da Susa verso Torino. L’ufficiale a capo del distaccamento decide di dare battaglia. Leggiamo l’episodio con le parole dei cronisti dell’epoca:

“Quello stesso giorno un Cornetta del Reggimento dei Corazzieri del Barone Martiniz, a capo di un reparto di venti cavalli, mentre ritornava incontrò vicino all’Abbazia di S. Antonino un convoglio che da Susa andava verso l’Armata; lo attaccò, ne uccise alcuni, disperse i restanti e catturò diciotto muli e cavalli. Avrebbe fatto di più se il detto convoglio non fosse stato seguito da un altro più consistente, che giunse a soccorso del primo e costrinse il Cornetta a ritirarsi senza tuttavia perdere un uomo”.

Anche qui merita soffermarsi a fare un approfondimento per rispondere alla domanda: “cos’è un Cornetta”? Si tratta di un grado militare in uso all’epoca nei reggimenti di cavalleria, corrispondente a quello di Alfiere nella fanteria. Le Cornette e gli Alfieri avevano l’onore e l’onere di portare e custodire gli stendardi della compagnia durante la battaglia. In seguito questi gradi sono stati eliminati e sostituiti da quello di sottotenente.

Nel frattempo a Torino il comandante generale Marchese di Caraglio si rivolge alla milizia urbana per organizzare il servizio di pattugliamento delle vie dove le case sono state abbandonate per paura delle bombe.
“[…] Come commandante generalmente in questa città, oblighiamo tutti gli habitanti della medema atti al porto dell’armi, sì officiali, che sergenti, caporali e militie urbane, quali a causa delle bombe hanno abbandonate le loro case, e ricoveratisi altrove, di doversi consegnare fra ventiquattro ore dopo la pubblicatione di questo alli loro rispettivi colonelli e cantonieri […]. Ed affine d’impedir all’avvenire simili abusi, espressamente prohibiamo a chi che sia d’absentare dalla loro solita habitazione, per ritirarsi in luogo più sicuro, se non dopo averne dato parte alli loro rispettivi colonnelli e cantonieri, acciò possino esser avvisati de’ giorni ne’ quali dovranno montare la guardia”.

Il comandante della piazza è costretto anche a ripetere l’ordine, per la maggior parte disatteso, di rimuovere il selciato dalle strade della città vecchia:

“Vedendo che non vien adempito il disposto nell’ordine nostro delli sette corrente, rispetto alli sterniti delle contrade, con far levare le pietre dalle medeme, commandiamo perciò a tutti gl’habitanti di dover puntualmente osservare il contenuto e di levare le pietre dalle contrade, e quelle porre o far riporre nelle crotte, o luoghi si remoti, che occorrendovi sopra la caduta di qualche bomba, non possino danneggiare gl’habitanti […]”.

L’immagine in copertina, presa dal sito Atlante di Torino, raffigura uno scorcio della Città Vecchia (quello che oggi è chiamato “il Quadrilatero”), e un luogo molto particolare: la casa del Boia in contrada dei Fornelletti (oggi via Bonelli).

La bellissima foto che segue, pubblicata da Viviana Mangione sul sito di Paesionline.it, mostra un’angolo più ampio della Città Vecchia, con la caratteristica pavimentazione di pietra che all’epoca fu fatta rimuovere per evitare i rimbalzi delle bombe in quelle strade così stretta: pensate che ciò che vedete non deve essere cambiato di molto dall’epoca dell’assedio.