Nella notte tra l’11 e il 12 giugno i francesi scavano facendo avanzare le loro posizioni trincerate verso la Cittadella e verso la porta Susina. Sono costretti ad arrestarsi sotto il fuoco incessante dei cannoni sabaudi, specie dalla porta Susina. Quello stesso giorno gli assedianti iniziano i lavori per realizzare una “ridotta” (una piccola fortificazione, spesso temporanea, costruita con materiali leggeri e facili da trasportare, o addirittura trovati sul posto) nelle vicinanze dell’opera a corno.

Vale la pena soffermarsi sulle tecniche d’assedio in voga all’epoca e ampiamente utilizzate in questo contesto specifico.

I metodi con cui attaccare le piazzeforti erano stati studiati e applicati da un famoso ingegnere militare di Luigi XIV: Sebastien Le Prestre, marchese di Vauban, noto semplicemente come Vauban.

Vauban prescriveva innanzitutto di individuare il punto più debole della difesa nemica. Di solito, nelle fortificazioni settecentesche, i settori più facili da prendere d’assalto erano i tratti di mura che univano i bastioni. Non a caso i difensori proteggevano quei tratti di mura con una fortificazione a forma di punta di freccia chiamata “mezzaluna”. A Torino, Vauban individua come punto da attaccare il tratto di mura tra i Bastioni Beato Amedeo e San Maurizio, difeso dalla Mezzaluna di Soccorso.

Definito l’obiettivo dell’attacco, la prima fase dell’assedio consiste nello scavo delle trincee di controvallazione (rivolta verso gli assediati, per prevenire sortite) e di circonvallazione (rivolta verso la campagna, per difendersi da eventuali soccorritori). Questo sistema, come ho già detto qualche post fa, non è nulla di innovativo: se pensiamo che il primo esempio celebre di doppia trincea è quello dell’assedio di Alesia a opera di Giulio Cesare contro i Galli, potremmo poeticamente dire che Vauban imparò bene la lezione inflitta ai suoi avi dal nemico italiano, tanto da ritorcergliela contro 1758 anni dopo.

Dalla linea di controvallazione, posizionata a circa due chilometri e mezzo dalle fortificazioni, si parte a quel punto a scavare due trincee chiamate “camminamenti”, dalla caratteristica forma a zig-zag, con angolazioni studiate apposta per evitare di essere investite dal fuoco nemico. Giunti a seicento metri dalle mura (limite di gittata dei cannoni dell’epoca), i camminamenti sono uniti da una trincea chiamata “parallela” (perché parallela alla controvallazione), dotata di slarghi necessari a posizionare i cannoni.

I camminamenti proseguono ancora, sempre a zig zag, avvicinandosi a 350 metri dove vengono uniti da una seconda parallela, dotata anche questa di piazzole per i cannoni. Si procede ancora a scavare fino a intercettare la “strada coperta”, ossia la parte più esterna delle fortificazioni nemiche, e posizionare la terza parallela, dove i cannoni possono finalmente smettere di sparare alla cieca e tirare sulle mura e sui bastioni finalmente a vista. Una volta abbattuto il tratto di mura più debole, si può dare l’assalto in forze “alla baionetta”… ma di solito a quel punto il nemico ha già alzato bandiera bianca.

Muoversi all’interno della parallela garantisce una certa sicurezza dai cannoni nemici, e si possono spostare sia materiali che uomini. La tecnica d’assedio di Vauban è studiata apposta per minimizzare le perdite umane per mano di artiglieria e moschetteria posizionata sulle mura. Ma non è efficace, come si può ben immaginare e come la storia dell’assedio ci insegna, contro la minaccia tremenda che arriva da sotto terra.

Con l’aiuto del bellissimo plastico conservato al Museo Pietro Micca, andiamo ad applicare quanto abbiamo visto finora al caso della Cittadella di Torino.

I numeri corrispondono a:

1. Bastione san Maurizio
2. Bastione Beato Amedeo
3. Porta di San Soccorso
4. Mezzaluna di soccorso
5. Controguardie dei bastioni e della mezzaluna (le fortificazioni esterne)
6. Mastio della Cittadella (oggi è l’unica cosa che rimane, all’incrocio tra via Cernaia e corso Galileo Ferraris)
7. Da questa parte c’è Torino
8. (in blu, anzi, in ‘bleu’, ovviamente) postazioni e trincee dell’esercito francese.

L’immagine in cima al post proviene dal trattato “de l’attaque et de la defense des places” del Vauban, stampato nel 1737.