II 15 luglio i francesi trascorrono la giornata a riparare i danni della mina fatta scoppiare ieri. L’alto comando sabaudo manda degli uomini a ripulire dai detriti la galleria e a cercare di sentire se i lavori di scavo nemici sono ripresi. Una brutta sorpresa li attende. Il fornello aveva infatti trattenuto, in un primo momento, i gas velenosi, per poi rilasciarli a poco a poco.

Scrive il Solaro della Margarita: “Non era passata più di un’ora che il fornello era esploso, quando un Ingegnere, ed il Capitano dei Minatori andarono ad ispezionare le gallerie, vi trovarono ancora le lampade accese sull’impalcatura, e nessun cattivo odore li importunò: ma un’ora e mezzo dopo, i primi che vi entrarono perirono, così come quelli che vi andarono due o tre giorni dopo, e qualcuno dei più robusti ne uscì mezzo morto”.

Sette uomini muoiono per le esalazioni venefiche. Il Tarizzo riferisce una testimonianza diretta:
“Di questa spaventevole catastrofe ne fu testimonio il luogotenente colonnello nel reggimento de Fucilieri, che per chiarirsi, se i minatori di Francia seguitavano a lavorare, volle in compagna d’un sergente entrarvi in persona, e vedutisi morire sotto gli occhi tre soldati, n’afferrò uno, ch’era già spirante per i capelli, e strascinandoselo dietro in questa foggia lo salvò”.

Di cosa stiamo parlando esattamente?

Del monossido di carbonio, prodotto dalla reazione esplosiva della polvere nera. E’ un gas incolore e inodore, per questo ancora più letale: non ci rendiamo conto, infatti, che lo stiamo respirando. Questo gas si combina con l’emoglobina e la mioglobina, impedendo al nostro corpo di ottenere l’ossigeno necessario per sopravvivere. Gli sventurati minatori che si avventuravano in una galleria impregnata di monossido di carbonio cominciavano a provare mal di testa, vertigini, nausea, fino ad arrivare a vere e proprie convulsioni. In un’epoca ricca di superstizioni come l’inizio del 1700, non c’è da stupirsi se qualcuno incolpava il Diavolo per quelle morti invisibili: sfido chiunque a percorrere qualche metro delle gallerie sotto la Cittadella, nella penombra, sapendo che a ucciderlo potrebbe essere qualcosa nascosto nell’aria…

Nel primo pomeriggio del 15 luglio i minatori francesi provano a distruggere la galleria sabauda sotto la fleccia di San Maurizio, ma l’esplosione, pur provocando una scossa terribile, non arreca alcun danno.

In superficie invece gli assedianti cercano di neutralizzare le postazioni sabaude dell’opera a corno, che tirano sulle trincee provocando gravi danni. All’estremità settentrionale della terza parallela, dunque verso la Dora, vengono posizionate una batteria di cannoni e ben due batterie di mortai.

L’immagine, tratta da wikipedia, mostra un’antica stampa raffigurante uno scontro in una galleria di mina.