Il 18 agosto non porta progressi nell’assedio, anche se i difensori della Cittadella ricevono indicazioni strategiche sempre più chiare. I francesi continuano a bersagliare con 16 cannoni la mezzaluna di soccorso, intanto che riparano i danni causati dalle mine dei giorni scorsi alle loro altre batterie. Ormai è chiaro che è proprio dalla parte della mezzaluna di soccorso che intendono sfondare: lo confermano gli scavi dei loro minatori, tesi a intercettare i tunnel di mina posizionati sotto la mezzaluna.

I danni fatti alle fortificazioni sono ormai tali che diventa impossibile ripararli durante le pause tra un bombardamento e l’altro. Il generale Von Daun fa il punto coi suoi ufficiali: la battaglia decisiva per Torino si combatterà intorno a questa fortificazione dal nome così strano.

Qualcosa di nuovo però succede: il Duca di Savoia torna nei pressi di Torino. Aveva lasciato la capitale a luglio con le sue truppe di cavalleria, una decisione sofferta (perché poteva far credere che volesse abbandonare la città al suo destino), ma strategicamente intelligente: appiedare le sue truppe d’elite in una guerra d’assedio significava privarle del loro vantaggio. Fuori dalle mura, invece, la cavalleria può costituire una spina nel fianco al nemico. Cosa in cui in effetti il Duca e i suoi uomini sono riusciti pienamente, nelle settimane scorse, impegnando il Duca de La Feuillade in inutili inseguimenti, colpendolo con quelle che oggi definiremmo tattiche di guerriglia.

Le ultime notizie davano il Duca nascosto nelle valli dei suoi alleati valdesi. Il 18 agosto, invece, Vittorio Amedeo II si accampa dall’altra parte del Po, con alcuni reggimenti a Chieri, altri a Santena.
Ecco come il Giornale dell’Assedio descrive la reazione (di panico= del generale La Feuillade:

“Questo movimento diede dell’inquietudine al Duca della Fogliada, egli giudicò bene che la R.A.S. (Reale Altezza Sua, ossia Vittorio Amedeo II) non l’aveva fatto senza qualche disegno importante e inviò qualche rinforzo alle truppe ch’aveva postate prima sopra l’eminenze vicine a quelle de’ Capucini. Rinforzò parimente quelle che guardavano la circonvallazione al Po sotto la piazza, di 500 cavalli e d’altretanti dragoni, con ordine agli uni e agli altri di star vigilanti e d’andar di pattuglia continuamente”.

L’immagine è un dipinto di Enrico Gamba (1831-1883), raffigurante Vittorio Amedeo II di passaggio a Carmagnola