Il 19 luglio continuano le manovre e gli scavi francesi tra la fleccia davanti all’Opera a Corno (teatro degli scontri dei giorni scorsi, conquistata e poi persa dagli assedianti) e quella della porta Susina, rinforzando le trincee con nuovi pezzi d’artiglieria.

Da parte sabauda, si prova nuovamente a mandare due uomini nella galleria invasa dai gas velenosi, per verificare l’efficacia dell’espediente dell’aria fresca soffiata dai mantici nei tubi di metallo. Fatti pochi metri, i due uomini muoiono. In un’altra galleria, invece, si predispone un fornello di mina in corrispondenza della campagna di fronte al bastione Beato Amedeo: ci si prepara a colpire di nuovo. Anche i cannoni della Cittadella, a dispetto delle precauzioni per risparmiare la polvere, fanno il loro dovere: una delle bombe colpisce un magazzino francese di polvere da sparo, con tale precisione da fargli prendere fuoco.

Gli eventi più rilevanti di giornata sono le notizie che arrivano da fuori città. Andiamo a leggerle dalla viva voce dei cronisti dell’epoca.

“Le notizie apportateci dicono ch’il Duca della Fogliada sia ritornato dal Piemonte al campo francese avanti Torino, e che Sua Altezza Reale si ritrovi colla sua cavalleria a Luserna. Detto Duca della Fogliada, dopo aver veduto di non poter costringere Sua Altezza Reale di uscire fuori de’suoi Stati, non ostante ch’abbia usato quante persecuzioni abbia potuto, ha girato per il Piemonte esigendo contribuzioni e abbruciando delle terre, assediando il Forte di Ceva, il quale abbandonò poi precipitosamente, e portossi ne’ contorni di Luserna, […] ove dette truppe francesi furono ben battute da quelle di Sua Altezza Reale, la quale anche assistita da’ Paesani, Barbetti e da quelli di Bargie, Enrie, Bagnolo, Cavorro, e d’altre terre del Piemonte che si unirono in quelle parti per difesa di S.A.R., e fecero gran strage de’ francesi in più incontri”.

I “barbetti” di cui si parla nel Giornale dell’Assedio sono i valdesi, molto numerosi a Luserna e nella val Pellice. I valdesi, vittime della persecuzione del Re Sole, hanno abbracciato la causa del Duca di Savoia in cambio di riconoscimenti verso la libertà di culto: si è decisamente voltata pagina da quando, nel 1686, i battaglioni sabaudi si unirono a quelli francesi per compiere una sanguinosa strage di valdesi in val Pellice. I partigiani valdesi, da sempre noti per coraggio e determinazione, si riveleranno preziosi alleati per Vittorio Amedeo II.

Un’altra buonissima notizia che arriva a Torino il 19 luglio riguarda il Principe Eugenio di Savoia: l’8 luglio è riuscito a superare il fiume Adige (e le relative difese francesi) con 22000 uomini, e ha inviato 13000 uomini a passare il Po per marciare il più rapidamente possibile verso Torino.

L’immagine in copertina è un panorama della Val Pellice. In questi luoghi, abitati dagli orgogliosi montanari valdesi, il Duca di Savoia trovò rifugio e sostegno durante la sua fase di guerriglia contro l’armata di La Feuillade.

Gustìn si dedicò al piatto, conscio di avere lo sguardo della ragazza
fisso su di lui. Finché aveva la bocca piena poteva permettersi di lasciar
languire la conversazione, ma il pranzo non sarebbe durato a lungo. Si
mise a cercare tra i suoi pensieri qualcosa che potesse interessare Teresa, impresa tutt’altro che facile anche se la conosceva da qualche anno.
Da un tavolo vicino alcuni sfaccendati che amavano il vino quanto le
chiacchiere stavano dicendo che il Duca era stato catturato e che presto
La Fogliada gli avrebbe estorto la resa della città. Gustìn li conosceva abbastanza bene da dubitare che tra loro si nascondesse una spia francese,
ma si promise di segnalare i nomi a Gropello. Nel frattempo non poté
che ringraziarli per avergli suggerito un argomento con cui rompere il
silenzio.
«Li avete sentiti?» domandò a Teresa, con un cenno del capo verso
il tavolo degli sfaccendati. Lei annuì, con gli occhi ansiosi. «Il Duca è
sano e salvo.»
«Ne siete sicuro?»
«È in Val Pellice, protetto dai Valdesi.»
«Speriamo che… che non…» Teresa piegò la testa di lato, come faceva
ogni volta che voleva mostrarsi attenta. «Che non lo tradiscano. I
Valdesi, intendo.»
«Non c’è pericolo che accada. Il Duca ha garantito la libertà di culto,
cosa che il Re Sole non ha alcuna intenzione di fare.»

(la città dell’assedio)