Mentre in città ferve la ricostruzione e fuori città continua la caccia feroce alle truppe francesi in ritirata, è tempo di assicurarsi che vengano consegnati alla storia i gloriosi eventi dell’assedio di Torino.

Così il conte di Hohendorf, aiutante di campo del Principe Eugenio di Savoia, fa produrre un rapporto dettagliato sull’andamento della battaglia del 7 settembre da inviare agli Stati Generali dei Paesi Bassi d’Olanda (che, ricordiamolo, sono stati finanziatori di Vittorio Amedeo II). Andiamo a leggere quello che viene riportato nel rapporto::

Mi stimo molto felice d’esser stato eletto da S.A.R. il Duca di Savoia, e dal Sig. Principe Eugenio per portare alle Loro Alte Potenze la nuova della gloriosa Vittoria ch’anno riportata contro li nemici avanti Torino sotto li 7 di Settembre.

Sua Altezza Reale e il Principe Eugenio sperano che le Loro Alte Potenze prenderanno altrettanta parte della loro fortuna, ch’esse hanno nella gloria per causa del gran Soccorso, ch’hanno sì generosamente inviato ad un Principe del Mondo di tanto inerito.

Dopo aver passato quattro grandi Fiumi, che servivano di fossi a quattro trincieramenti, che li nemici avevano fatti, per impedirci li passaggi, e dopo 34 marchie la nostra Armata arrivò ne’ contorni di Torino alli 30 del passato. Al primo Settembre Sua Altezza Reale venne a congiungersi con noi con tutta la sua Cavalleria, e tutta
l’Armata passò il Po.

Alli 4 detto, tra Moncaglieri, e Carignano, si lasciarono 4 Battaglioni, e 10 m. huomini della Milizia Piemontese verso Chieri, sotto il comando del Conte di Santina Piemontese con una quantità di polvere, per introdurla in Torino, in caso che li nemici avessero quittato la montagna, per opporsi con tutte le loro forze alla nostra Armata.

Alli 5 Campassimo vicino alla Dora, e come S.A.R. ebbe la nuova, che un Convoglio di 1300 muli venivano da Susa, ella fece passare il Marchese Visconti General’Imperiale colla Cavalleria dell’Ala sinistra della prima linea il guato d’Albignano, e con quella passò al di sotto di Pianezza il Marchese di Langellerie anche dall’istessa Ala, e così ritrovandosi il Convoglio all’ora ne’ contorni di questo Villaggio, fu preso tra duoi fuochi. Il Sig. di Bonnel, che comandava la Scorta, fu battuto, e il Reggimento di Chatillon intieramente disfatto. Si presero in quel giorno 800 muli carichi, e la notte il Castello di Pianezza, ove il residuo del Convoglio, e del Reggimento di Chatillon
con 6 Stendardi s’era ricoverato, si (ar)rese a discrezione colla sua Guarnigione composta di 80 Fantacini.

Alli 6 detto, si passò la Dora, e si campò colla dritta alla ripa di questo fiume avanti Pianezza, e colla sinistra alla Stura avanti la Veneria Reale. Alla sera fu ordinato, che tutto si dovesse tener pronto, per combattere all’indomani, quest’ordine fu ricevuto con un’allegrezza inesplicabile.

Alli 7 detto alla punta del giorno, si marchiò contro li nemici trincierati fin’a denti, avendo la Stura alla loro dritta, e la Dora alla loro sinistra, e il Convento de’ Capucini della Madonna di Campagna nel centro, oltre il luogo di
Lusento, e molte altre Cassine fortificate fiancheggiavano il loro trincieramento. La nostra Infanteria marchiò in 8 Colonne, cioè 4 della prima, e altretante della seconda colonna, tutti li Granadieri di caduna colonna alla testa; l’Artiglieria era divisa a proporzione fra l’Infanteria, e la nostra dritta costeggiava sempre la ripa della Dora, e la sinistra quella della Stura, dietro alla Fanteria marchiava la Cavalleria, la prima linea in 6 colonne, e la seconda per brigade. Mai si è veduta cosa più fiera, che questa marchia, li nemici tiravano continovamente da 40 pezzi
d’Artiglieria, ma tutto questo gran fuoco non servì, che ad infiammare d’aventaggio il valore de’ nostri Guerrieri.

Al mezzo tiro del Cannone si misero li nostri in ordine di battaglia, tutti li Generali marchiarono a’ loro posti, li nostri Cannoni cominciarono a tirare, e tutti gli stromenti di guerra a farsi sentire, si lasciò una giusta distanza tra le brigade della nostra Fanteria, per far passare la Cavalleria in caso di bisogno, e questa precauzione ci servì molto, indi fummo avvertiti, che tutto era pronto in buon’ordine, e in un momento tutto si mise in movimento, l’Infanteria col fucile sulle spalle fin’al piede del trincieramento, all’ora il gran fuoco della Moschetteria cominciò, e come per la situazione ineguale del terreno la nostra sinistra pativa sola per qualche tempo la resistenza de’ nemici, questo la fece un poco ritardare senza però rinculare.

In questo momento il Principe Eugenio sopragiunse, sfodra la Spada, e mettendosi alla testa de’ Battaglioni della sinistra, penetrò in un’instante il trincieramento de’ nemici, Sua Altezza Reale fece lo stesso nel centro, e la nostra dritta dal canto di Lusento, finalmente si trionfò in ogni parte, e nell’istesso tempo si fece avanzare la nostra Cavalleria per gl’intervalli, che si erano lasciati per essa, e questo non fu più un combatto, ma una prosecuzione de’ fuggitivi, e li nostri Soldati di Cavalleria credevano di far torto al loro coraggio d’uccidere gente, che fugge con tanta precipitazione; e ciò è in fatti la causa che ha salvato la vita a molti de’ nemici.

A mezzo giorno la Vittoria era intieramente nostra, e nello stesso tempo la Città intieramente liberata, perch’essi abbandonarono l’attacco, tutto il loro Campo, ritirandosi con parte del loro avanzo d’Armata, dall’altra parte del Po. Fu impiegato il resto del giorno a prender diverse Cassine, e ridutte occupate da’ nemici, i quali si resero tutti prigionieri di guerra, e Sua Altezza Reale entrò ancora la medema sera trionfante nella sua Capitale.

Ecco un fedel racconto di quanto l’Armata degli Aleati ha fatto in Piemonte. Non parlo delle azioni di questi duoi Grandi Principi, che l’hanno comandata, perché non trovo parole da poterle esprimere. Io ho l’onore d’esser stato inviato qua più tosto per render palese a tutto il Mondo la riconoscenza eterna, che essi promettono alle Loro Alte Potenze, che il gran valore per il quale si sono resi degni della loro amicizia, lo faccio medianti le presenti linee, professandomi nello stesso tempo con profondissimo rispetto.

L’immagine in cima al post, un dipinto di Giuseppe Pietro Bagetti, raffigura l’incontro di Vittorio Amedeo II e del principe Eugenio sul Tanaro, ed è conservato al Palazzo Reale di Torino.