Il Castello di Pianezza sorgeva a sud dell’odierno Parco di Villa Lascaris, quasi a picco sull’incrocio tra Via Maria Bricca e la Discesa al Filatoio. Costruito attorno all’anno 1000 dai Vescovi di Torino, servì, con quello di Rivoli, a controllare la strada proveniente dalla Francia e a regolare le attività del vasto territorio a lui soggetto. Nel 1159, l’imperatore Federico I Barbarossa, che svernava in Piemonte ad Occimiano, confermò al Vescovo Guido di Torino tutti i diritti pubblici imperiali che già esercitava su una cerchia di 10 miglia attorno a Torino; in particolare per Pianezza cita la concessione della corte, del castello, della giurisdizione militare e giudiziaria e della Pieve. Sul castello di Pianezza vantarono diritti i Savoia, che nel 1228 lo assegnarono in dote a Margherita, sposa di Bonifacio di Monferrato. Nel 1290 i Savoia lo tolsero con la forza al Monferrato, infeudandolo poi ai Provana nel 1360. Quando, nel 1365, i Provana si ribellarono agli Acaja, il Castello fu assediato ed espugnato dopo tre giorni di combattimento. Ebbe il suo massimo splendore quando Emanuele Filiberto lo comperò per donarlo a Beatrice Langosco, sua favorita, erigendo per lei il Marchesato di Pianezza.

Il sistema difensivo del Castello contava sul dislivello naturale verso la Dora e su bastioni fortificati verso Lusinera e il paese; l’ingresso al Castello doveva trovarsi probabilmente a Lusinera dove, fino a pochi decenni fa, esisteva “l’arco del Castello”, cioè la porta ove era sistemato il pesante portone. Non si è sicuri se il ponte levatoio, di cui si hanno testimonianze certe, fosse davanti a questo portone oppure appartenesse ad una difesa più interna del castello. La difesa esterna era completata dal “fossato” che correva nell’attuale Via Pellegrino e terminava nella “Crosa”, un ampio stagno che occupava la parte centrale di Piazza Cavour.
Nel corso del 1600 e del 1700 i discendenti di Beatrice lo trasformarono da opera militare in residenza nobiliare: si ricordano le cento camere del Castello, l’immenso salone centrale retto da dodici colonne e gli splendidi giardini.

Durante l’assedio di Torino del 1706, il 5 di settembre alcuni francesi si rifugiano nel castello pianezzese, che venne circondato dai Granatieri di Brandeburgo. Nella notte Maria Bricca li guidò per i sotterranei fino alla sala da ballo, dove gli ufficiali francesi erano dediti ad una festa da ballo. Il castello fu liberato dai nemici. Questo episodio della tradizione popolare trova credito nelle fonti francesi dell’epoca. Questo è sicuramente l’episodio storico più importante legato al castello di Pianezza, che anticipa di soli due giorni la vittoria sui francesi con la liberazione di Torino dal lungo assedio cui era stata sottoposta la città.

Nel 1808 la struttura fu smantellata e nel 1811 il terreno venduto al Marchese Lascaris.

Una ghiacciaia era presente già nel 1785 con i Simiana. Profonda 7 metri, ha il diametro superiore di 3 metri, inferiore di 1 metro e il volume di 24 metri cubi; è chiusa da una cupola interrata e da una tettoia (oggi scomparsa) per creare ombra. Il ghiaccio veniva squadrato e immagazzinato (si immagazzinava anche la neve) ed era utilizzato per la conservazione di cibi, per curare la febbre e per preparare gelati e bevande fresche.

(Edvige Amelia Marotta)