«Ieri i francesi hanno acceso una mina sotto la fleccia del bastione del Beato Amedeo. Volevano far saltare una nostra galleria, ma non sono buoni… dovrebbero imparare da noi, che le mine gliele facciamo scoppiare sotto il culo!»

L’uomo che parlava, baffi scuri impomatati e il viso rosso per il troppo caldo e il troppo vino, indossava l’uniforme blu scuro dei minatori. Il suo resoconto raccoglieva consensi entusiasti tra i presenti: a ogni battuta seguivano applausi, risate e brindisi.

Seduti con lui c’erano due uomini che fiutavano tabacco e bevevano acquavite, e che avevano la stessa famelica attenzione di un branco di cani per un pezzo di lardo. Gustìn notò, appoggiati sul tavolo, i cappelli
con la coccarda azzurra che identificava la milizia urbana.

Il generale Von Daun aveva ordinato di non impegnare la milizia se non come estrema risorsa perché il loro addestramento era stato troppo approssimativo: così i riservisti dovevano accontentarsi di essere pronti a combattere la guerra, e nel frattempo guardarla da lontano.

(La Città dell’Assedio)

A metà tra un corpo militare ausiliario e un gruppo di volontari, la Milizia Urbana aveva compiti di supporto all’esercito regolare e di custodia della città e dei cittadini, con le funzioni che oggi sono ricoperte un po’ dai Vigili, un po’ dalla Polizia.

Ogni famiglia doveva essere pronta all’arruolamento nella milizia urbana di almeno un componente maschio, in buona salute, tra i 18 e i 60 anni, non facente parte dell’esercito. Nel 1706 la milizia era composta da 4000 (5000, secondo alcune fonti) unità: non era prevista l’uniforme, ma il segno di riconoscimento era una coccarda azzurra sul tricorno.

Le armi erano fornite dall’armeria comunale, ma a volte erano talmente vecchie e malridotte che i miliziani più abbienti preferivano usare armi personali: di solito erano dotati di sciabola corta e moschetto a miccia, più raramente con fucile a pietra focaia.

Oltre ai compiti prestabiliti (durante l’assedio, per esempio, vennero incaricati della ronda cittadina e della sorveglianza delle mura dai lati in cui queste non erano interessate dall’attacco nemico), i miliziani avevano l’obbligo di radunarsi almeno una volta al mese per essere passati in rassegna e fare addestramenti militari.

In caso di necessità toccava ai cantonieri comandare l’adunata ai miliziani del loro quartiere, oppure questa veniva annunciata con due rulli di tamburo. I ritardatari venivano puniti.

Le fonti raccontano che nel 1706 molti cercarono di farsi riformare utilizzando i più diversi stratagemmi, si finsero sordi, ciechi, storpi… e alle visite di idoneità si presentò perfino un uomo con una finta gamba di legno! Tutte queste precauzioni si dimostrarono inutili, dal momento che la Milizia Urbana non fu mai coinvolta negli scontri con i francesi, se non per un singolo episodio in cui fu un battaglione di ausiliari a uscire dalle porte, durante gli scontri della battaglia di liberazione. Presi da eccessivo entusiasmo, dimenticarono gli ordini, ma poiché la battaglia fu vinta, alla fine questa disobbedienza passò, come si suol dire, in cavalleria.

L’immagine, tratta dal sito del Comune di Torino, fa riferimento a un periodo successivo all’assedio, durante il quale la Milizia Urbana ben figurò nel suo ruolo di riserva e di ordine pubblico, tanto che ottenne dal Duca di Savoia il riconoscimento di una vera e propria bandiera e, conseguentemente, di un’uniforme