Gustìn non s’interessava di politica. Sapeva che il governo era passato dalle mani della Madama Reale a quelle del figlio perché c’era stata una distribuzione di ci-bo gratuita.

Sapeva che il Duca non gradiva la tutela di Luigi XIV, tanto cara invece a sua madre, perché lo aveva sentito dire per strada, tra i banchi del mercato, nelle taverne.

I difficili rapporti di Vittorio Amedeo con Sua Maestà Cristianissima erano continua fonte di pettegolezzi, seconda solo a quelli che ri-guardavano gli insaziabili appetiti del Duca per il gentil sesso.

(La Città delle Streghe)

Che persona era Vittorio Amedeo II, il Duca di Savoia ai tempi di Gustìn e Laura?

Per farsi un’idea di lui cominciamo a dire che rimase orfano di padre a soli nove anni, e in balia di una madre, l’esuberante Giovanna Battista di Savoia Nemours, piuttosto incline alle indicazioni del Re Sole. Bimbo cagionevole di salute (la leggenda fa risalire le origini dei grissini proprio a un fornaio torinese in cerca di una ricetta che rendesse più digeribile la colazione del principino), di carattere schivo e ombroso, Vittorio Amedeo crebbe cercando di sottrarsi al controllo della madre e della fazione filofrancese della corte sabauda.

Nel 1679 riesce a evitare un matrimonio combinato con l’erede al trono del Portogallo fingendosi ammalato: non è sul Portogallo che voleva regnare, ma sul Piemonte. E senza ingerenze. Considerato che all’epoca dei fatti ha appena 13 anni, non si può dire che non abbia le idee chiare.

A diciassette anni si invaghisce di una damigella della madre, Anna Canalis di Cumiana. Pare sia un amore travolgente, ma dopo qualche tempo Anna viene fatta sposare in fretta e furia al marchese di Spigno… e dopo qualche tempo ancora nasce un bambino che il marchese (fedelissimo della Madama Reale) si affretta a riconoscere come suo.

La Madama Reale, nelle lettere che scrive regolarmente a Re Sole, descrive suo figlio con queste parole: ‘’Melanconia triste, dissimulazione profonda, simpatia per gente bassa con cui passa la giornata: si informa di tutto di nascosto e vi costruisce ragionamenti”.

Nel 1684 Vittorio Amedeo prende il potere con un atto che se non è di forza è quanto meno di grande decisione. “Congeda” la madre e si sbarazza di tutti i suoi fedelissimi, sostituendoli con uomini di sua fiducia, spesso di estrazione borghese (uno di questi, il Conte Gropello, è tra i protagonisti de “la città delle streghe”). Per non destare troppi timori nel poco amato alleato francese, accetta la moglie impostagli da Re Sole e dalla madre: Anna d’Orleans.

Tra i suoi primi atti come Duca passa in rassegna l’ordinamento dello stato sabaudo. Le sue soluzioni sono sorprendentemente moderne: unificare le amministrazioni, aumentare i redditi, diminuire le spese superflue, recuperare i beni demaniali perduti o alienati, riorganizzare le gabelle, eliminare le frodi. Riduce le cariche e le spese di corte. Dà un taglio al lusso e al fasto esteriore (disapprova, per esempio, le vistose parrucche parigine). Riorganizza e potenzia l’esercito focalizzandosi sulla disciplina e il rispetto del grado, non del rango nobiliare (cosa che, per i tempi, fu un concetto rivoluzionario). Riorganizza anche la Giustizia, sulla base di pene certe e severe, ma processi rapidi.

La sua relazione matrimoniale non è particolarmente felice, anche se la moglie Anna d’Orleans viene descritta come una donna dolce e amabile (non si intromise mai negli affari di stato, a differenza delle precedenti dame di provenienza francese andate in spose ai duchi di Savoia). Vittorio Amedeo si dedica a svariate scappatelle, di cui è particolarmente famosa quella con la contessa di Verrua (che gli da pure due figli, poi riconosciuti).

Sotto il suo governo avvengono alcuni eventi che segnano la storia di casa Savoia.

Nel 1686 Vittorio Amedeo viene praticamente costretto dal Re Sole a scatenare la persecuzione contro i Valdesi, una vera e propria pulizia etnica per cui il Duca si riscatta dopo anni, offrendo come riparazione a questa minoranza religiosa svariate concessioni.

Nel 1706 spezza l’assedio francese di Torino dopo una lunga guerra, vittoria che porta il suo nome tra i vincitori della guerra di successione spagnola. Grazie a questa vittoria nel 1713 ottiene la corona di Sicilia (poi scambiata con la Sardegna), e il titolo di re.

A fare da contraltare a tanta gloria pubblica, ci sono poche gioie familiari: oltre alla moglie morì anche il primogenito, dolore che lo fece quasi impazzire e che aumentò la sua stanchezza e il suo desiderio di “mollare tutto”. Abdica nel 1730 per il secondogenito che non ama, Carlo Emanuele, dopo aver sposato morganaticamente… Anna Canalis di Cumiana (ve la ricordate? Il suo amore adolescenziale).

Con accanto l’unica donna che probabilmente aveva amato in tutta la sua vita, con il rispetto incondizionato dei suoi sudditi e dei suoi soldati, Vittorio Amedeo potrebbe godersi in pace i suoi ultimi anni. Dopo nemmeno un anno si accorge che la vita del pensionato non fa per lui.
Prova a riottenere la corona da suo figlio, scoprendolo molto più determinato (o circondato da consiglieri molto più determinati) di quanto crede. Tentò di usare la forza, ma questa volta perde.

Conclude i suoi anni recluso prima a Rivoli, poi a Moncalieri. Viene tumulato nella Basilica di Superga, fatta costruire da lui come voto per la vittoria dell’Assedio di Torino, dove riposa tuttora.