All’alba del 22 maggio i francesi assedianti si rimettono in marcia per avvicinarsi a Torino. L’avanguardia francese ha diversi scontri con i battaglioni di cavalleria sabaudi lasciati di retroguardia, mentre il grosso delle forze a cavallo si va a schierare tra Torino e il Po. Il “giornale dell’assedio” riferisce con poche parole gli atti di eroismo degli uomini del Duca che riescono a impedire la marcia delle forze nemiche addirittura respingendole con vigore fino al punto di partenza:

“Si mosse di nuovo l’armata nemica da Colegno verso Torino, scaramucciando sempre la nostra retroguardia colla sua vanguardia, e quantunque da questa fosse stata respinta la nostra, ritornò però essa di nuovo a perseguire la nemica, che mise in confusione gli squadroni de’ francesi cacciandoli indietro fin’alla sua prima linea”.

La preoccupazione del Duca di Savoia è che il generale La Feuillade faccia occupare la piazza di Moncalieri, impedendo così l’approvvigionamento dei foraggi, ed è per questa ragione che fa spostare la sua cavalleria, abbandonando ai francesi le campagne attorno a Torino. Questi non aspettano altro per iniziare l’occupazione.

Il Duca de la Feuillade sceglie come propri quartieri la villa del Conte Olivero (costruita accanto alla cascina Olivero, tuttora esistente in via Arbe 19), l’arsenale dell’esercito viene posizionato nelle cascine di Pozzo Strada, gli ospedali maggiori presso il villaggio di Collegno e presso la Fabbrica degli Esercizi Spirituali, un luogo di preghiera fatto costruire dal conte Olivero e appartenente all’ordine dei gesuiti. La Fabbrica è stata demolita nel XX secolo, ma ne ho trovato una bella testimonianza sul gruppo facebook di Torino Piemonte Antiche Immagini. Non tutte le cascine e le ville hanno la fortuna di essere occupate e riconvertite dagli assedianti: molte vengono raso al suolo, a volte per ragioni strategiche (avere vista libera sulla pianura circostante e impedire a eventuali contrattacchi sabaudi di avere luoghi dove nascondersi o ripararsi), ma anche psicologiche (un vero e proprio spregio verso i proprietari, costretti ad assistere all’abbattimento delle loro case). Tra i luoghi distrutti, i cronisti annotano il “delicioso Palazzo del Marchese San Tomaso”.

Anche il Duca di Savoia ordina opere di abbattimento. Boschivo, però. Vengono tagliati i boschetti dal lato della Crocetta e della Chiesa di San Solutore, dove procedono più spediti gli scavi francesi, in modo da poterli vedere da lontano e impedire loro di avvicinarsi troppo nascosti tra gli alberi.

Queste operazioni procedono per tutto il 22 e il 23 maggio. Si segnalano occasionali scaramucce non particolarmente risolutive.

L’immagine in tesa al post, da un’incisione del 1695 di Charles Inselin, ci mostra come appariva Torino vista dalla collina. Si riconoscono in primo piano il Monte dei Cappuccini, poi il ponte sul Po e il Borgo Moschino, sulla sinistra il castello del Valentino, sulla destra la Dora che confluisce nel Po, dopo aver costeggiato le mura della città e il Balòn.